img1_sx1. Dr. Gigli, oggi si parla tanto di cellulite. Qual è il significato esatto di questo termine?
Con il termine improprio di “cellulite” vengono oggi comprese delle situazioni inestetiche che pur presentando in comune un aumento volumetrico al livello della faccia supero-esterna della coscia, riconoscono cause diverse e richiedono, perciò dei trattamenti correttivi o terapeutici diversi.
L’inestetismo su esposto può essere attribuito a tre diverse condizioni:

  • Accentuazione del normale habitus ginoide.
    Questa condizione ereditaria, non esprime uno stato patologico ma determina soltanto una disarmonia della figura non accettata dai canoni estetici della moda di oggi.
  • Eccesso di adiposità localizzata.
    Alcune volumetrie del tessuto adiposo, entro certi limiti, debbono essere considerate come una presenza normale. Infatti, esse svolgono un ruolo estetico nel corpo femminile mascherando le salienze ossee e le sporgenze muscolari. Un trattamento delle adiposità localizzate è richiesto solo in caso di notevole eccedenza.
  • Panniculopatia edemato-fibro-sclerotica o “cellulite”.
    Un’affezione che interessa microcircolo e connettivo sviluppandosi su un substrato costituzionale legato a tutta una serie di fattori predisponenti: razza, familiarità, disendocrine, disordini alimentari, stipsi, stress, e scatenanti: disturbi circolatori venolinfatici agli arti inferiori, alterazioni posturali statiche e/o dinamiche, sedentarietà.

    2. Come si possono differenziare queste tre situazioni?

    Tutto quello che ho detto ribadisce la necessità di differenziare queste situazioni sulla base di una corretta valutazione clinico-strumentale.
    Nel caso di accentuazione del normale habitus ginoide rileveremo:

    • peso ideale soggettivo normale;
    • divario più o mena importante tra il diametro bitrocanterico e il biomerale;
    • normalità degli esami strumentali eseguiti.

    In questo caso l’intervento ai dovrà limitare ad una riarmonizzazione della figura della paziente: si stimolerà solo lo sviluppo della muscolatura del torace e del cingolo scapolare attraverso metodiche di body-building attivo ed elettrostimolazione muscolare.
    Nel caso di panniculopatia edemato-fibro-sclerotica rileveremo le alterazioni clinico-strumentali caratteristiche di questa microangiopatia.
    Ma, a riguardo, va ricordato che questa situazione si presenta spesso anche con habitus diverso da quello sinora descritto.
    Questo habitus che, peraltro, giustifica maggiormente la preoccupazione della paziente essendo un problema non solo estetico ma soprattutto funzionale, si presenta con il così detto aspetto delle “gambe a colonna” espressione clinica di una fiebolinfostasi.
    Il trattamento terapeutico si avvarrà di interventi farmacologici abbinati ad interventi fisioterapici.

    Si utilizzano farmaci vasculotropi, antiedemigeni e fibrinolitici introdotti per via mesoterapica.
    La mesoterapia si preferisce come mezzo di introduzione in quanto permette di somministrare una quantità di farmaco definita e quindi assicura una determinata risposta farmacologica.
    Rimane utile come terapia di supporto, la somministrazione di farmaci per via sistemica.
    Di aiuto al trattamento farmacologico sono le metodiche fisioterapiche che migliorano la progressione del sistema linfatico riducendo l’edema tessutale.
    Numerose sono le strumentazioni proposte per questo uso ma, a tutt’oggi l’unica tecnica che rispetta la fisiologia del sistema linfatico è il drenaggio linfatico manuale: una tecnica massoterapica messa a punto dal Dott. Vodder nel 1936.
    Nel caso di adiposità localizzata rileveremo: peso soggettivo normale e aumentato, normale rapporto tra diametro biomerale e bitrocanterico, normalità degli esami strumentali eseguiti fatta eccezione per un accentuato effetto bordo all’esame ecografico.
    L’intervento si occuperà in questo caso della riduzione ponderale se necessaria mediante trattamento dietetico equilibrato ipocalorico e della riduzione dell’adiposità localizzata con mezzi farmacologici, fisioterapici, e/o chirurgici.

    3. Da questa intervista emerge il termine “adiposità localizzata”, può parlarcene più diffusamente?

    Con questo termine si indicano delle zone del corpo maschile o femminile dove il tessuto adiposo è presente in maggior quantità per una riduzione dell’attività lipolitica ad opera degli ormoni sessuali.
    Le zone di adiposità localizzate nel distretto inferiore del corpo femminile sono individuabili a livello dei glutei, dell’addome dei fianchi, della faccia supero esterna della coscia e del ginocchio.
    Qui il grasso tende a consolidarsi perché mentre è regolare l’azione di liposintesi, cioè la costruzione del tessuto adiposo, gli enzimi lipolitici deputati alla solubilizzazione del grasso vengono inibiti dall’attività estrogenica locale.
    Il trattamento locale delle adiposità localizzate prevede interventi lipolitici e interventi lipoclasici.
    I primi spesso sono insufficienti come risposta per le particolarità citomorfometriche del tessuto adiposo.
    Infatti l’adiposità localizzata in eccesso può presentarsi tale o perché costituita da numerose cellule di dimensioni normali, o perché costituita da un numero normale di cellule di grandi dimensioni, o ancora da un misto delle due situazioni.
    Il trattamento lipolitico potrà dare risultati solo sulle adiposità ipertrofiche o sul trattamento iniziale di quelle miste e questo per la particolare tendenza che ha l’adipocita a mantenere costante il proprio volume.
    Ma il trattamento lipolitico spesso è inutile o insufficiente.

    E’ necessario quindi effettuare un trattamento con mezzi lipoclasici.
    I trattamenti lipoclasici sono sia medici che chirurgici e sono attualmente rappresentati da: la liposuzione, gli ultrasuoni a 3 MHz ed in particolare dalla idrolipoclasia ultrasonica, l’ossigenoclasia.
    I mezzi lipoclasici determinano un danno tessutale che porta a diminuzione del volume adiposo. Il mezzo più rapido anche se ovviamente il più traumatico per eliminare il tessuto adiposo è dato dalla liposuzione.
    Questo è un intervento chirurgico basato sull’aspirazione del grasso frantumato da una canula a punta smussa. Il vantaggio della liposuzione rispetto ai mezzi medici è dato dalla rapidità con la quale si ottiene il risultato ma la metodica richiede una esperienza chirurgica e dal suo uso esito una fibrosi cicatriziale importante che in particolari distretti può determinare alterazioni microcircolatorie.
    Gli ultrasuoni sono costituiti da onde di energia emesse ad alta frequenza (3 MHz) che interagiscono con il materiale biologico determinando una denaturazione dello stesso per perdita delle strutture spaziali delle molecole.
    Questo determina sia alterazione metabolica che strutturale delle cellule sottoposte al trattamento.
    A quest’azione si somma il danno meccanico dovuto alle microbolle che si formano nelle soluzioni acquose sottoposte ad ultrasuoni per il processi di cavitazione.
    Una recente modifica all’uso degli ultrasuoni a 3 MHz è data dalla idrolipoclasia ultrasonica.
    Questa metodica prevede l’infiltrazione dell’adiposità localizzata con soluzioni (soluzione fisiologica) al fine di aumentare notevolmente e in modo parcellare la massa liquida con conseguente potenziamento degli effetti.

    4. Dr. Gigli quali sono i vantaggi offerti da questa metodica da lei illustrata?

    L’idrolipoclasia ultrasonica a 3 MHz è da considerarsi oggi, il trattamento medico d’elezione negli eccessi localizzati di tessuto adiposo di natura iperplastica.
    Molti medici e chirurghi estetici si sono avvicinati a questa metodica per il trattamento del profilo corporeo sia come terapia isolata sia in associazione a metodiche come la mesoterapia (quando l’eccesso è di natura non solo iperplastica ma pure ipertrofica) o metodiche chirurgiche come la liposuzione (quando l’eccesso adiposo è di notevole entità) traendone risultati considerevoli.