img1_sxOSSIGENOCLASIA

INTRODUZIONE
La necessita di fornire metodiche nuove metodiche utili alla risoluzione delle adiposità localizzate in eccesso senza ricorrere a metodiche chirurgiche ha portato all’introduzione di una nuova metodica l’ossigenoclasia.
Di particolare interesse ci è sembrato anche il miglioramento della concentrazione dell’ossiemoglobina migliorando il metabolismo ossidativo nelle zone circostanti l’insufflazione.
Questo, in un tessuto con microcircolo compromesso per compressione meccanica dei microvasi determina un miglioramento del trofismo tissutale.
Concludendo possiamo affermare che l’insufflazione di ossigeno medicale nell’ipoderma:

  • determina riduzione dei volumi in eccesso delle adiposità localizzate;
  • rimane saccato nella zona di introduzione evitando danni a distanza;
  • non produce aumento dei Rom-s;
  • migliora la concentrazione di ossiemoglobina nelle zone circostanti il trattamento determinando un miglioramento dell’aspetto della cute per attivazione degli scambi metabolici

Quindi l’ossigenoclasia rappresenta, oggi, il trattamento medico preferenziale per la riduzione degli eccessi adiposi.

MACCHINA DI 0 2- CLASI
L’insufflazione dell’ossigeno medicale può essere effettuata sia direttamente, tramite una semplice siringa munita di un rubinetto a due vie collegato da un lato al riduttore della bombola di 02 e dall’altro ad un ago 21 G, sia con una particolare apparecchiatura che consenta l’insufflazione del gas a pressione e velocità costante.
Il normale metabolismo dell’ossigeno prevede la liberazione dall’ossiemoglobina di 6* l O alla 20 molecole di gas per grammo di tessuto e per minuto.
Ciò vuol dire che ogni minuto un grammo di tessuto consuma 6*1O alla 20 molecole di ossigeno. Considerando che l ml di gas contiene 6* 1O alla 22 molecole otteniamo che insufflare 1 ml per grammo di tessuto aumenta di l00 volte la normale quantità di ossigeno determinando iperossia.
Sulle basi di questi concetti teorici iniettando nell’ipoderma (a 6 mm di profondità) un volume di ossigeno di 1 ml per ogni gr di tessuto in modo da ottenere una concentrazione 10 volte superiore a quella normale. La variazione dello spessore era misurata tramite la variazione della plica, dell’area adiposa ed ecograficamente con sonda lineare da 7.5 mhz. Le sedute erano distanziate fra loro di una settimana i risultati di questo iniziale trattamento sono stati confortanti, in quanto:

  • tutte le pazienti presentavano una riduzione dello spessore dell’ipoderma;
  • nessuna variazione signifìcativa dei Rom-s era rilevata;
  • il gas non diffondeva dalla zona d’introduzione ma restava saccato nell’ipoderma.

 

LE DOMANDE
D: Quante sedute occorrono per risolvere il problema?
R: I risultati vanno verificati sul paziente,ovviamente il risultato è migliore su un tessuto adiposo sano , mentre si presenta inferiore quando è presente una risposta fibrotica.

D: C’è pericolo di embolia?
R: L’ossigeno è un gas ad alta solubilità nei liquidi e quindi nel plasma.
Ci sarebbe pericolo di embolia se insufflassimo dell’aria (azoto).

D: Quanto O2 possiamo insufflare per seduta?
R: Non esiste una regola, ne una controindicazione.
Il trattamento può essere più o meno vasto a secondo del numero e della vastità delle zone da trattare.

D: Perché una seduta ogni 7 giorni e non più spesso?
R: Il trattamento clasico determina una comparsa di un edema reattivo al trauma provocato.
Effettuare una seduta di ossigenoclasi su un tessuto edematoso, ne riduce l’effetto.
Se si vogliono ravvicinare le sedute si deve far effettuare dopo l’ossigenoclasi in linfodrenaggio.

D: Il risultato è trassitorio o definitivo?
R: Il trattamento clasico determina distruzioni di piccole porzioni di tessuto che non possono essere ricostruite, ne deriva un risultato stabile nel tempo.

D: L’ossigenoclasia può essere utilizzata in altre indicazioni oltre la riduzione degli eccessi adiposi?
R: Come per altri interventi clasici, l’ossigenoclasia può essere utilizzata nel trattamento dei cedimenti cutanei (glutei,interno cosce,faccia tricipitale del braccio ).
La distruzione parcellare del tessuto sottocutaneo consente alla cute di aderire ai piani profondi eliminando le lentezze.