L’alopecia androgenetica si presenta clinicamente diversa nei due sessi.
La progressione della alopecia è comunque è lenta e, se non complicata da altre condizioni che ne aggravino il decorso, segue degli schemi obbligati.
Uomini
Negli uomini la caduta dei capelli inizia dopo la pubertà quando i livelli serici degli androgeni salgono al di sopra i valori prepuberi. Il primo cambiamento consiste, di solito, in una recessione frontale biparietale, presente nel 96% dei maschi caucasici sessualmente maturi compresi coloro nei quali la caduta di capelli non è destinata a progredire. La recessione frontoparietale ulteriormente (alopecia frontoparietale maschile fisiologica), quindi, può dipendere da meccanismi differenti da quelli della tipica calvizie del vertice, della parte centrale del cuoio capelluto. La classica “androgenetica†comincia verso i 17 – 18 anni; la caduta è più o meno costante, di norma mai elevata quantitativamente, e presenta saltuariamente delle brevi poussées durante le quali ogni giorno cadono alcune centinaia di capelli. Il problema del defluvio androgenetico in telogen non deriva comunque dal numero di capelli che cadono ma dal fatto che molti di essi vengono progressivamente sostituiti da elementi più corti, sottili, meno profondi, miniaturizzati, che sono il preludio alla scomparsa definitiva del capello stesso.
James Hamilton, negli anni 50, classificò i tipi di calvizie basandosi sul grado di recessione frontoparietale e frontale e sul diradamento del vertice.
Norwood, più di 25 anni dopo, perfezionò e completò questa “classificazione per illustrazioni†dell’alopecia androgenetica.
Benché la densità dei capelli tenda a diminuire con l’età secondo uno schema noto, non c’è alcun modo di predire quale grado di alopecia assumerà alla fine un giovane con principio di androgenetica. In generale, coloro i quali cominciano a perdere capelli nella seconda decade sono quelli in cui l’alopecia progredirà maggiormente (androgenetica ad evoluzione rapida). In alcuni maschi la caduta dei capelli può insorgere anche tardivamente (androgenetica ad evoluzione lenta), al termine della terza o durante la quarta decade di vita. Inoltre si possono verificare aspetti differenti dovuti alla razza ed al tipo di diradamento. Si è notato come negli orientali e nei nativi americani sia spesso conservata l’attaccatura frontale e si abbia un inizio posteriore ed una minore estensione della calvizie. Anche i maschi afroamericani possono avere una minore incidenza ed estensione della calvizie, con una minore frequenza di alopecia frontoparietale rispetto ai caucasici.
Secondo Hamilton (1951) si possono distinguere 5 stadi:
stadio I: arretramento simmetrico frontoparietale con eventuale e successivo arretramento della linea frontale; non rappresenta, come già detto, un preludio obbligatorio alla calvizie;
stadio II: accentuazione dello stadio I con leggero arretramento della linea frontale e diradamento del vertice;
stadio III: le due zone alopeciche, anteriore e posteriore, tendono a confluire e persiste solo una stretta striscia di capelli;
stadio IV: alopecia definitiva frontoparietale e del vertice con permanenza di una alta “corona†di capelli nella zona temporo-occipitale;
stadio V: come il IV ma con “corona†residua di ridotte dimensioni.
Norwood ha modificato (1975) gli stadi di Hamilton, proponendo una “scala†di 7 gradi, alcuni dei quali ulteriormente frazionati in modo da ottenere in tutto 12 possibilità :
stadio I: corrisponde al soggetto normale;
stadio II: corrisponde al I di Hamilton con solo arretramento frontoparietale;
stadio IIa: come il II con associato arretramento della linea frontale;
stadio III: corrisponde sempre al I di Hamilton ma con arretramento frontoparietale più accentuato;
stadio IIIa: come il III con associato arretramento della linea frontale;
stadio III vertex: al III o al IIIa si associa diradamento della zona del vertice (corrisponde più o meno al II di Hamilton);
stadio IV: rimane una larga striscia di capelli superstiti fra le zone alopeciche anteriore e posteriore (cioè uno stadio III di Hamilton poco accentuato)
stadio IVa: notevole arretramento della linea di attaccatura anteriore che arriva grosso modo alla linea virtuale che congiunge la sommità delle due orecchie; la presenza di diradamento del vertice non è obbligatoria ma in ogni caso è assente la striscia di capelli superstiti;
stadio V: come il IV più accentuato (corrisponde al III di Hamilton);
stadio Va: come il IVa più accentuato (corrisponde al IV di Hamilton poco accentuato);
stadio VI: corrisponde al IV di Hamilton;
stadio VII: corrisponde al V di Hamilton.
In pratica con questa scala di valori, comunemente usata, si può cominciare a parlare di calvizie solo dagli stadi IIa e IIIa perché l’I, il II e il III, pur presenti in molti uomini, non necessariamente progrediscono nel tempo
Donne
Nelle donne colpite da alopecia androgenetica è molto più probabile che questa si presenti tra i trenta ed i quarant’anni (rispetto ai venti-trenta anni degli uomini). I problemi possono cominciare a manifestarsi in coincidenza di un cambiamento ormonale come l’inizio o l’arresto dell’assunzione di un contraccettivo, nel post parto, nel post pubarcale, in periodo perimenopausale e postmenopausale oppure in conseguenza di una sensibile variazione ponderale. La recessione frontoparietale avviene al momento della maturazione sessuale nell’80% delle donne (come nella maggior parte degli uomini), spesso in concomitanza con l’assunzione orale di un estroprogestinico ed è generalmente molto meno evidente di quella maschile. La recessione frontoparietale profonda è probabile che, come negli uomini, si associ con una maggiore produzione testosterone piuttosto che con l’accentuata conversione di questo in diidrotestosterone. In entrambi i sessi l’area a rischio è l’intera parte superiore del cuoio capelluto ma nelle donne, a differenza dei maschi, generalmente si ha una diffusa perdità di densità di tutta la capigliatura, anche se più evidente alla sommità . Si determina una diminuzione ovalare della densità di capelli nell’area centrale del cuoio capelluto subito dietro una frangia frontale conservata. Questa conservarsi dell’attaccatura frontale è un’altra differenza fenotipica tra l’alopecia androgenetica femminile e maschile.
Ludwig divise l’alopecia androgenetica femminile in tre stadi basati sulla densità dei capelli (1977).
Le donne del primo gruppo costituiscono la grande maggioranza e la perdita di capelli può essere avvertita solo paragonando la densità sulla sommità del cuoio capelluto con quella dell’occipite.
Il secondo gruppo raggiunge un diradamento maggiore, meno mascherabile.
Le donne del terzo gruppo sono più rare e, come quelle in periodo premenopausale che assumono uno schema alopecico maschile con profonda recessione frontale, richiedono un accertamento endocrinologico per un potenziale stato androgeno patologico. Anche nello stadio III di Ludwig tuttavia, a differenza del maschio, l’area non è mai completamente calva e persistono molti capelli “normali†insieme ai miniaturizzati.
Sulzberger, Witten e Kopf per primi riportarono alcune importanti osservazioni cliniche: nelle donne con “alopecia diffusa†i capelli sono diventati più sottili, la capigliatura meno densa e talvolta più untuosa. Soggettivamente i capelli sono meno docili. Altri sintomi riferiti dalle pazienti sono: “fragilità , formicolio, sensazione di pelle d’oca, bruciore, prurito ed una spiacevole ipersensibilità del cuoio capellutoâ€.
L’incidenza dell’alopecia androgenetica nelle donne è stata valutata tra l’8 ed il 25%, ma questi calcoli possono aver escluso i soggetti con bassi livelli di diradamento, facilmente camuffabile. Nelle donne, una diminuzione della densità di capelli diventa spesso visibile dal momento della menopausa e può essere associata ad un’ulteriore recessione biparietale. Non è oggi chiaro se questa perdita di capelli menopausale sia dovuta all’alopecia androgenetica. Sembrerebbe collegata ai cambiamenti ormonali causati dall’anovulazione e dall’insufficiente sintesi di estrogeni e/o progesterone. Anche il fatto che la ghiandola surrenale subisca dei cambiamenti nella produzione androgena delle donne dopo i cinquanta anni può avere un ruolo in questa perdita di capelli. Resta da capire come tutto ciò sia in connessione.
Dr Paolo Gigli
Specialista in Dermatologia